Un uomo solo al comando

Dopo l’ennesimo attacco subito da Silvio Berlusconi in questi giorni, rimaniamo tutti, come al solito, stupiti, chiedendoci come sia possibile che quell’uomo stia ancora al suo posto. Eppure sarebbe più opportuno non farsi rapire dalla sconcerto, ma fare una riflessione.
E’ da quando è stato eletto che non passa giorno in cui si dice che in un altro paese avrebbe già dato le dimissioni mille volte. Ed è vero. E lo avrebbe dovuto fare anche questa volta, anche se praticamente nessuno lo ha chiesto.
Ma il dato che a me sconcerta è questo: dato che basterebbe un decimo di quello che è successo in questo mese, per far dimettere un presidente del consiglio di qualche paese europeo, che tipo di potere personale deve aver costruito quest’uomo, per avere delle guardie così fedeli, che dopo un’offensiva mediatica senza precedenti sono ancora lì a difenderlo, a spada tratta, senza dimostarre di avere qualche dubbio su quello che stanno facendo?

In questi giorni sulla faccenda sono stati scritti due articoli di segno opposto. Uno da Adriano Sofri, molto bello, che riprende la metafora del 25 luglio paventata da Ferrara, l’altro di Gilioli, che ci invita, diciamo così, alla calma, conoscendo quanto Berlusconi sia capace di essere redivivo.
Anche se spero una cosa, devo dire che ne temo un’altra: temo che Gilioli abbia ragione, e mi chiedo cosa debba accadere per far togliere la fiducia a un uomo che ormai ne ha combinate di tutti i colori e del quale si fatica a pensare che possa riuscire a fare peggio di così (ma non temete, ce la farà)
Un uomo che è sempre e comunque difeso da un esercito di soldati disposti a tutto pur di difendere il loro signore.

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