I veri obiettivi

gennaio 11, 2010

La politica si sa, è una cosa un po’ strana: spesso di dice una cosa e se ne fa un’altra. Proprio per questo risulta particolarmente illuminante analizzare l’indecente modo con cui il PD si sta avvicinando alle Regionali, per capire davvero dove questo partito voglia andare a parare. Certo di situazioni da mani nei capelli ce ne sono molte: Puglia, Lazio, Umbria … però  una si staglia sulle altre, per la capacità di creare angoscia in qualsiasi osservatore sano di mente: il Veneto.

Il Veneto è una regione fortemente di destra, si sa. Vincere il Veneto è praticamente impossibile (anche se fino a qualche anno fa, forse si poteva invertire la rotta: il centrosinistra ha governato almeno una volta tutte le città tranne Treviso, le province di Venezia, Belluno e Rovigo, e quasi conquistato quella di Padova).

Ma questo anni fa, oggi la situazione è cambiata. Allora, in questi casi cosa fa chi sa fare un po’ di politica? Si candida e cerca di evidenziare le proprie caratteristiche, le proprie particolarità. Guarda caso avresti un candidato (Laura Puppato) pronta a immolarsi, con l’obiettivo di creare negli anni una forte opposizione. Avresti un candidato che viene dal territorio, non estremista, capace di vincere in territorio leghista, donna, che avrebbe sicuramente puntato sull’evidenziare le incongruenze della maggioranza, su nucleare e inceneritori, sulla politica economica in un momento in cui un sacco di operai veneti sono in cassa integrazione, che avrebbe puntato a sollevare sdegno per la ratifica del cambio di poltrona Zaia-Galan, che sarebbe ben voluta dalla coalizione … insomma, il candidato perfetto.

E invece no. Il Pd potrebbe stare fermo, non fare nulla e portare a casa un buon risultato. E invece no. L’UDC. Si devono candidare con l’UDC (che adesso è al governo della Regione con Lega e PDL), candidando il centrista-centrista Antonio De Poli. Perdendo. Perdendo. Perchè se la politica non si fa con i numeri, quantomeno questi possono aiutare. E dicono che non c’è alcuna speranza di vincere, candidandosi con l’UDC.

Non so chi alla fine fra i due la spunterà, ma quanto è accaduto fino a oggi mi pare possa far capire quale sarà la linea del PD per il futuro. Allearsi con l’UDC? No, troppo semplice. Allearsi con l’UDC per perdere.


Sensazioni

gennaio 8, 2010

Non so a voi, ma io quando sento parlare Bersani ho proprio l’impressione che sia un leader di serie b, messo lì in attesa che arrivi qualcuno a risolvere la situazione. Un po’ alla Fassino, per dire, o forse un po’  peggio.


Si deve dimettere e basta

novembre 11, 2009

Malingut, per impegni nella vita reale, procede un po’ a rilento, scusate. Ma ci sono tante cosa da dire ultimamente. Ad esempio su Rutelli.

Francesco Rutelli si dovrebbe ovviamente dimettere da deputato, e ovviamente non lo farà. Dovrebbe dimetteri per dignità, ma uno che passa dai radicali a far la guardia svizzera è evidente non solo che con la dignità non ha niente a che fare, ma che proprio cerca di tenersela lontano da sè. C’è però una cosa sulla quale non si scendera a patti. Rutelli è presidente del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che pre legge spetta all’opposizione. Ecco da lì Rutelli si deve dimettere. Un conto è essere lì per l’opposizione, un conto è esser lì per se stessi. Dimissioni, punto.


Il tempo delle mele

ottobre 9, 2009

Dopo un paio di giorni qualche idea sulla bocciatura del Lodo Alfano me la sono fatta, quindi provo a buttarla giù.

Primo: Berlusconi doveva dimettersi? Secondo me sì, ed è ovvio. Dire che non doveva dimmettersi perchè non ci sono ragioni di leggittimità politica, è una cazzata (passatemi il termine, se lo dice Francesco Costa posso dirlo anch’io).

A me fa un po’ ridere questo formalismo, che dice che se non ti votano contro in Parlamento allora tu sei legittimato. E allora perchè nel 2000 D’alema si è dimesso? Ma  è solo per fare un esempio, ce ne sarebbero mille di politici che hanno rassegnato le dimissioni anche se il Parlamento non ha votato contro. Si chiamo buonsenso politico. Solo che qui ci siamo abiutati a non averlo più, e un po’ ci va bene.

Poi Berlusconi avrebbe dovuto dimettersi giusto per un altro paio di motivi, tipo aver insultato la Corte costituzionale e il Presidente della Repubblica. Ma stiamo zitti, tanto siamo abituati. Poi avrebbe dovuto dimettersi per le cose che ha detto a Rosi Bindi, ma anche qui zitti.

Certo: se si andasse a elezioni oggi la sinistra perderebbe, e allora come dice il buon Francesco Costa, non c’è opportunità politica. E allora lasciamo che il premier faccia il bello e il cattivo tempo, che tanto poi noi il consenso non lo recuperiamo facendo giuste battaglie politiche, ma andando a raccogliere mele.

Insomma la questione è che Berlusconi non dovrebbe essere lì,  ma mica possiamo iniziare a dirlo adesso, che se non lo abbiamo detto fino adesso ci sarà un motivo, no?

Secondo punto: possiamo dire che anche in assenza di dimissioni di Berlisconi sia stata una vittoria politica? Si, possiamo dirlo, perchè anche se cerca di spiegare che il tutto aveva un significato politico ed era questo: Berlusconi voleva vedere se riusciva a conquistare anche la Corte costituzionale, per portare oltre ogni limite il suo cesarismo. Non c’è riuscito ed è questo che gli rode: il suo processo andrà in prescrizione, e lui può star tranquillo. Ma significa che in questo Paese qualcosa ancora sfugge al suo controllo.

Insomma per recuperare un po’ di consenso, per far tornare la gente a votare, forse bisognerebbe cavalcare le vittorie e  riprendere a fare qualche battaglia, a partire dalla legalità. Non che il tema mi affascina, eh, ma è l’unico tema che gli oppositori di Berlusconi sono riusciti a imporre, grazie a di Pietro, e che oggi è sentimento comune di tutta la sinistra (tanto per dirne una vedi il successo del Fatto).

Ieri parlavo con un militante del PCI, uno di quelli che si sono iscritti nel 1943, per dire. Ricordando i tempi passati, lui, lui che è organico al PD di qualsiasi dirigente, in maniera molto colorita diceva che quelli che non erano in aula a votare contro lo scudo fiscale “andrebbero fucilati, perchè un operaio può sbagliare, ma tu che sei in Parlamento no.”

Non si preoccupi Francesco Cundari. Questo signore non fucilerà nessuno e continuerà a votarli per il resto dei suoi giorni. Ma forse qualche problemino c’è.


Tranquilli, era a Madrid

ottobre 5, 2009

Dopo aver visto questo video, mi sento costretto a tornare sulla giustificazione che si è data la Melandri per non essere stata presente alla votazione sullo scudo fiscale.

A stupirmi non è il tipo (ma chi è, qualcuno l’ha riconosciuto?) che nel tentativo di rubare il lavoro a Guzzanti afferma che il problema è che il Parlamento “è troppo grande”.  A stupirmi è D’Alema, ma non quando dice che non gli avevano spiegato che la votazione era importante (anche se sarebbe una notizia, D’Alema che ammette di doversi far spiegare qualcosa), ma quando ammette, nella più totale serenità, che la Melandri era a Madrid, ma non in vacanza, era lì per il partito. Come se fosse una giustificazione. Come se fosse pagata migliaia di euro al mese non per fare la deputata, ma per fare la dirigente di partito.


Pound era gay

ottobre 4, 2009

Parafrasiamo una canzone del nostro amico Povia, per raccontare di un evento che ha dell’incredibile e che si è svolto qualche giorno fa in una delle roccaforti dell’estrema destra romana: Casa Pound. La deputata lesbica Paola Concia, del PD, è stata invitata a parlare di coppie di fatto e di omossessualità, in un luogo dove queste pratiche di solito, diciamo, non sono ben viste.  Pare che l’incontro sia andato bene e che da Casa Puond abbiano fatto sapere che non sono contro le coppie di fatto, anche omossessuali, ma non transigono sulle adozioni gay. La stessa Concia ha scherzato, definendo Casa Pound “più a sinistra del PD”.

Se le cose stanno davvero così, io mi rallegro. E’ un piccolo passo verso un’Italia più civile. Solo che lascio qualche spazio al dubbio, perchè di certa gente proprio non c’è da fidarsi; ma non riesco a capire il perchè di questa svolta, non riesco a vedere doppi fini. A voler essere maligni si potrebbe pensare che sia una scusa per coprire chi va a buttare moltov contro i locali gay. Ma si sarebbe arrivati a questo punto, addirittura redando un documento e prendendo una posizione che rischia di creare tensione all’interno del proprio gruppo politico?

Ripeto, non capisco bene cosa sia successo. Di sicuro qualcosa, speriamo solo sia qualcosa di buono.


Tranquilli, ero a Madrid

ottobre 2, 2009

Mentre per due volte in tre giorni lo scudo fiscale passa in Parlamento grazie all’assentesismo dell’opposizione,  mentre Gilioli mette qualche pulce nell’orecchio,  l’ex ministro Giovanna Melandri tranquillizza tutti facendo sapere che non era alla Camera perchè era a Madrid (per il Pd, ha precisato però, mica a fare shopping).

Aspettiamo con ansia di sapere quale importante missione internazionale stava svolgendo l’Onorevole Melandri.


Ma perchè

giugno 9, 2009

Sarebbe il momento di fare serrate analisi sul voto alle europee e alle amministrative. Ma invece cercherò di fare una breve analisi, diciamo di atteggiamento, sperando che possa essere un po’ più utile che capire semplicemente la dinamica dei voti, cosa che in realtà mi affascina molto.

Il referendum. Parliamo di referendum. Non del perchè votare o meno, questo l’ha già spiegato bene Masaccio.

Io mi chiedo perchè il Partito Democratico, fra  mille battaglie ha scelto questa. Dov’è la convenienza, mi chiedo.

Per caritò, c’è chi è in buona fede, come Civati. Ma dal punto di vista morale è un schifezza, perchè il PD sceglie di andare a votare a un referendum non per il referendum in sè ma per mettere in crisi la maggioranza di governo. Come dire: ” Noi si che abbiamo il senso dello stato, mica come Silvio.”

Secondo: Vanno a votare per abrogare il Porcellum. Ma se passasse il referendum (cosa impossibile) nessun Porcellum verrebbe eliminato, anzi, verrebbe implicitamente accettato: il referendum modifica una legge che esiste e che evidentemente ha bisogno di modifiche ma non di essere eliminata.

Terza cosa. Se ci fosse qualche possibilità che il referendum passasse, non sarei d’accordo ma capirei la battaglia.

Così no. Non ha senso. E’ solo un farsi del male.

Ecco questo è un esempio del perchè il centro sinistra è alla deriva. No ha una strategia, non ha una tattica, vive alla giornata e si aggrappa a temi imposti (qualora non inventati) da altri.

Se si continua così potrà andare ben peggio di oggi.


Il retroscena

dicembre 17, 2008

Andrea Martella, ministro ombra della giustizia delle infrastrutture, è una delle teste pensanti su cui punta Veltroni. Un giovane pieno di idee per la nuova politica. Ma la sua dota principale, dal Corriere di oggi, sembra l’intuito:

Ha l’aria di non essersi ancora convinto di come stanno le cose: “Devo rifletterci, ma l’altra sera, quando ho visto Di Pietro a Porta a porta, ho avuto l’impressione che il leader dell’Italia dei valori stia pensando di candidarsi alla premiership del centrosinistra alle prossime elezioni”.

Ma deve rifletterci. Con calma, Martella, con calma.


Un bagno di umiltà

dicembre 16, 2008

In Abruzzo il centrodestra ha stravinto. Il Pd ha perso 11 punti, arrivando a un misero 20%. Il presidente della Regione uscente, autorevole membro fondatore del Pd, è tuttora agli arresti domiciliari, e il segretario regionale dello stesso partito è stato arrestato ieri.

In questo contesto, l’unico commento che esce dalla bocca di un membro della direzione nazionale del Pd è:

Proporrei a questo punto una bella alleanza con Di Pietro alle Europee

Una volta tanto mi tocca citare Tonino, da pagina 3 di Repubblica:

Ma facciano un bagno di umiltà: se l’elettore vota un partito piuttosto che un altro, si devono interrogare su chi sono loro, se sono ancora specchio della società, se la rappresentano: Credo che questa sia la giusta impostazione. Se uno perde voti deve chiedersi perché li ha persi, non perché ha vinto l’altro.

Sante parole. Facili da dire, per uno che ha preso il 15% nella debacle generale, ma ineccepibili. Qui si sono scritte autocritiche impietose, dopo il tracollo delle sinistra alle politiche. Ci siamo scannati nei congressi tutta l’estate, per analizzare fino in fondo le ragioni di quella sconfitta.
Il partito a vocazione maggioritaria, invece, non batte ciglio. La colpa è dell’alleato che ha cannibalizzato il Pd.
Non dico che non ci sia un fondo di verità: è vero che Di Pietro ha eroso l’elettorato del Pd, come del resto la sinistra aveva fatto nel 2006, e che una mossa come quella delle politiche 2008 potrebbe funzionare di nuovo, facendo recuperare parte dei voti persi.
Ma che concezione dell’elettore c’è dietro a questa prospettiva? Che considerazione hanno i vertici del Pd di chi li vota? Si chiederanno mai perché l’unico modo che hanno per esercitare la propria vocazione maggioritaria è presentarsi come unica alternativa ricattando gli elettori con il voto utile, perché se viene data agli elettori la possibilità di votare utilmente qualcun altro, perdono sistematicamente valanghe di voti? Perfino Sd, un partito che per ammissione esplicita dei suoi stessi dirigenti non esiste, ha preso oltre il 2%, erodendo evidentemente voti al Pd.
In una gara onesta e plurale, il Pd prende il 20%, oggi. Luca Sofri propone di truccare la prossima con il voto utile, ma non è detto che funzioni. Chi dovrebbe votare un partito con una leadership nata sconfitta, un profilo politico inesistente, una dirigenza balcanizzata e un livello di corruzione (presunta, ma la quantità delle inchieste dirà pur qualcosa) nelle alte sfere che fa pensare all’ultimo Psi? Un partito che alle politiche era stato salvato dall’antiberlusconismo degli onesti, e che in queste elezioni, assente Berlusconi e assente pure l’onestà del centrosinistra, è stato sonoramente bocciato.
Facciano un bagno di umiltà non solo Veltroni e chi lo sostiene, ma anche i vari fighetti del giovanilismo elitario. I vostri elettori vi hanno scaricato per un contadino molisano che sbaglia i congiuntivi e vorrebbe mettere tutti in galera, perché lo ritengono più antiberlusconiano, onesto e radicale di voi. Se credete di riconquistarli con Facebook e il dialogo con Fini sulla giustizia, fate pure.
Poi siete liberissimi di non accorgervene e continuare così, chiaramente. Di Pietro contro Berlusconi, il sogno di ogni democratico.

Update: felice sintesi di Sandro Gilioli.