Quello che Christian Rocca non dice

aprile 3, 2011

Il nostro amatissimo Christian Rocca scrive:

Il rapporto Goldstone delle Nazioni Unite aveva stabilito che nella guerra di Gaza del 2008-2009 sia Hamas sia Israele avevano commesso crimini di guerra, avevano cioè entrambi ucciso intenzionalmente civili della parte avversa. Non era vero. O, meglio, è vero che Hamas abbia commesso quei crimini, che abbia ucciso intenzionalmente i civili israeliani. Non è vero, invece, che anche Israele abbia commesso quei crimini. Chi lo dice? Be’, lo stesso giudice Richard Goldstone in un articolo pubblicato dal Washington Post. Si era sbagliato.

Wow. Il giudice Onu che accusava Israele di crimini di guerra si smentisce. “Non è vero” dice Rocca “che Israele abbia commesso quei crimini”. E a dirlo è lo stesso Goldstone, secondo Rocca.

Poi uno va a leggere l’articolo di Goldstone sul Washington Post, e cosa trova? Tante cose, ma non l’affermazione di Rocca. Goldstone non dice mai che Israele non abbia commesso quei crimini. Ma proprio mai.

Cosa dice Goldstone?
Goldstone dice che Israele non ha collaborato in nessun modo con l’inchiesta Onu. Che Israele ha deciso di condurre proprie inchieste. Che queste inchieste sono troppo lente e che non sono pubbliche. Che spera che, se qualche ufficiale israeliano dovesse essere riconosciuto colpevole, sia punito adeguatamente.

Da cosa deduce quindi Rocca la sua incredibile affermazione?
Dal fatto che, dice Goldstone, l’inchiesta militare israeliana, condotta privatamente e senza collaborare con l’Onu, pur riconoscendo l’effettiva esistenza di vicende riguardanti singoli ufficiali, non ha trovato prove del fatto che ci fosse una politica ufficiale che ordinasse esplicitamente di mirare ai civili.

Giuro. Ciò da cui Israele è assolto è non aver messo per iscritto un decreto ministeriale con scritto: “Sterminate i palestinesi”. Incredibile.

Ovviamente ciò non vuole assolutamente dire la puttanata scritta da Rocca, cioè che l’esercito israeliano non sia stato coinvolto in crimini di guerra. È la stessa Israele che, pur senza la minima trasparenza, sta tuttora indagando i propri ufficiali.

A onor di cronaca, ricordo, citando il Post, che in quei 3 mesi morirono circa 1400 palestinesi e 13 israeliani. Ma le proporzioni, da quelle parti, sono perse da tempo, come ho già avuto modo di scrivere.


Bombe di fine anno

dicembre 31, 2009

Avrei parecchie cose da scrivere, ma ne ho anche parecchie da fare, in questo periodo. Torno presto, giuro.
Al momento mi limito a far notare il capolavoro di cui è stato capace oggi Christian Rocca, sedicente giornalista “di sinistra” del Foglio:

Andrew Sullivan ormai è diventato la versione americana di Paolo Guzzanti. Una macchietta. Nel suo delirio tardo-pacifista, dopo essere stato uno dei più roboanti sostenitori dell’intervento in Medio oriente, ora propone di mandare le truppe americane e Nato in Israele, contro Israele.
“Increasingly, it seems to me, NATO or US troops will have to intervene on the border to enforce a separation and an end to these settlements for good and all”.

A parte il fatto che Sullivan scrive “on the border”, al confine. Ma si sta parlando di “settlements” nella “West Bank”. Ciò che in italiano chiamiamo “insediamenti” in “Cisgiordania”. Stiamo parlando dei coloni israeliani nei Territori Occupati. Che sono, appunto, territori occupati. Pezzettini di Giordania (in questo caso) ed Egitto (nel caso di Gaza) che Israele occupa illegalmente dal 1967. Non sono “in Israele”. Nessuno ha mai definito Gaza o la Cisgiordania “in Israele”. Nessuno stato, neanche gli Usa di Bush, hanno mai definito quei territori “in Israele”. Neanche la destra israeliana ha mai avuto queste posizioni: di solito giustificano il fatto che Israele stia occupando territori non suoi dicendo che è necessario per la sua sicurezza, per difendersi dal terrorismo, ecc.
Ma nessuno, neanche Bush, ha mai sostenuto che fossero “in Israele”. Forse lo sostiene qualche estremista ultraortodosso di quelli che prendono alla lettera la Bibbia e vogliono sterminare tutti gli arabi infedeli. Ma è una ristrettissima minoranza anche in Israele, quella che crede che i palestinesi semplicemente non esistano, e che tutta, tutta quella terra sia “in Israele”. Una piccola minoranza di fondamentalisti religiosi e, da oggi, il laico “di sinistra” Christian Rocca. Vi ricordate quello che scrivevo qualche tempo fa sulla scomparsa assoluta dei fatti che avviene ogni volta si cita la Palestina? Ecco, peggio. Siamo allo scavalcamento a destra della destra americana e di quella israeliana. Olé.


Gaza, closed zone

aprile 16, 2009

Da Haramlik:

Il corto di Yoni Goodman, per chi non lo avesse ancora visto, dura un minuto e mezzo e racconta, nel modo più semplice possibile, cosa vuol dire vivere in mezzo all’unico conflitto al mondo da cui la gente non può neanche fuggire.

http://closedzone.org/


Striscia di Gas-a?

febbraio 1, 2009

La situazione a Gaza non è ancora tranquilla. Ma mentre si prova a far durare la tregua voglio tornare sull’offensiva del mese scorso.

Spesso le guerre scoppiano per questioni energetiche, non da ultima la guerra in Iraq. E allora perchè non pensare che anche questa guerra possa essere almeno in parte dettata da questioni energetiche, in particolare legate a un giacimento di gas? Qui vi lascio l’articolo di Quale energia. A voi le riflessioni.

Basta che non facciate come Sofri che continua ad affrontare l’argomento Palestina in maniera spocchiosa e dogmatica, riproponendo la solita logica: se non sei d’accordo con la politica del governo israeliano sei per forza un estremista che scende in piazza a bruciare le bandiere.

Complimenti per l’analisi politica.


Perdersi i dettagli

gennaio 29, 2009

L’esempio più lampante di quello di cui parlo da tempo è questo.
Stiamo parlando di un post di Sasaki Fujika, blogger solitamente preciso, preparato e in buona fede. Una persona che si è sempre definita di sinistra, a quanto ne so, e che segue l’attualità come tutti noi, senza tesi propagandistiche filoquesto e filoquestaltro da sostenere a priori. Una brava persona, anche, per quello che mi è dato sapere. Antifascista, antirazzista e tutto quanto. Leggi il seguito di questo post »


Difendere Israele

gennaio 10, 2009

Israele ha il diritto di esistere e ha il diritto di difendersi. Questo continuiamo a sentire dire in tv. E ci mancherebbe altro.

Io mi chiedo solamente se la strategia che sta tenendo Israele serve a garantire la propria esistenza o a metterla in pericolo. Con l’operazione di questi giorni a Gaza, chiamata in modo poco felice piombo fuso, Israele sta cercando di annullare politicamente (e forse non solo) Hamas. Tralasciamo ora discussioni su Hamas. Forse Israele riuscirà anche in questa operazione, ma dopo, che effetti avrà sul resto del panorama geopolitico? Ecco io credo che il deteriorarsi dei rapporti con i paesi arabi che a nord, est, sud confinano con Israele non sia una cosa buona per Israele. Non credo che dare pretesti a tutti i fanatici islamisti di dare la possibilità di fare prediche per l’eliminazioni di Israele e degli ebrei dalla faccia della terra sia cosa utile ad Israele. Non credo sia utile devastare territori, distruggere famiglie, lasciare palestinesi senza nulla in tasca, senza prospettive di vita, con la fame ecc. ecc. , perchè poi sarà molto più facile per qualche imam fanatico andare da quella gente e dire loro che gli ebrei sono cattivi e che se si fanno saltare in aria guadagnano il paradiso.

Insomma, Israele, se vuole cercare di difedersi, dovrebbe fare qualche considerazione e non pensare di fare tabula rasa attorno a sè, e comportarsi come se fosse un duello western.

Israele potrà anche distruggere Hamas, ma se non elimina le ragioni per cui Hamas ha vinto nella striscia di Gaza, non potrà mai considerarsi sicura. E’ chiaro che il terrorismo non si sconfigge facendo i buoni con i terroristi, ma isolarli, anzichè creare loro consenso sociale sarebbe già una buona cosa. Non sto facendo una proposta da estrema sinistra cieca e irresponsabile. Questa cosa l’hanno fatta gli USA con il piano Marshall (anche se non era l’unico motivo): benessere per i cittadini europei grazie al capitalismo, per isolare i comunisti. Ha funzionato.

La contrapposizione frontale non può portare da nessuna parte. Se non continuare a vivere nella paura che un razzo caschi sulla testa di un passante. Questa è una vita terribile che i cittadini israeliani non si meritano.

Ps. In ogni caso non credo che i razzi quassam lanciati da Hamas mettano a rischio l’esitenza di Israele. Rendono la vita impossibile, terribile, angosciante, ai cittadini del sud di Israele, che sotto quei razzi sono anche morti. Secondo me non è una cosa meno grave che mettere a rischio l’esistenza di Israele. Ma è una cosa diversa.


La Giralda de nuestra ciudad/ verá sólo un equipo ganar

gennaio 8, 2009

Sì, lo so che accostare un tema così importante al calcio sembra poco opportuno. Ma da ormai storico sostenitore della prima squadra di Sevilla, di cui ho anche visto anche uno scampolo di partita al glorioso stadio Ramón Sánchez Pizjuán, non posso che apprezzare il gesto di Kanouté, degno della migliore tradizione del Sevilla Fútbol Club.

Grazie a Suzukimaruti per la segnalazione.


Il filo del discorso

gennaio 7, 2009

Israele sta devastando Gaza. Le dimensioni della tragedia, conseguenza di un’offensiva programmata da almeno 6 mesi, sono tali che non c’è bisogno che dica la mia. Israele nei confronti di Gaza sta giocando al gatto col topo da anni. A un regime di occupazione se n’è sostituito uno di assedio permanente, che non solo non è raccontato al mondo, ma soprattutto non è raccontato al popolo israeliano (l’esercito vieta alla stampa israeliana di entrare a Gaza), che si vede arrivare contro i razzi Qassam senza un motivo apparente se non l’atavico odio arabo.

Sarò anche scarso, in giornalismo, ma mi pare una notizia, no? Mi pare la più classica delle notizie: un’offensiva militare in grande stile, che coinvolge la popolazione civile, in un pezzo di mondo da decenni teatro di uno dei più complessi e sanguinosi conflitti del pianeta. Non basta? Non c’è abbastanza di cui parlare? Non sarebbe dovere dell’informazione occuparsi di questo?
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