Il tempo delle mele

ottobre 9, 2009

Dopo un paio di giorni qualche idea sulla bocciatura del Lodo Alfano me la sono fatta, quindi provo a buttarla giù.

Primo: Berlusconi doveva dimettersi? Secondo me sì, ed è ovvio. Dire che non doveva dimmettersi perchè non ci sono ragioni di leggittimità politica, è una cazzata (passatemi il termine, se lo dice Francesco Costa posso dirlo anch’io).

A me fa un po’ ridere questo formalismo, che dice che se non ti votano contro in Parlamento allora tu sei legittimato. E allora perchè nel 2000 D’alema si è dimesso? Ma  è solo per fare un esempio, ce ne sarebbero mille di politici che hanno rassegnato le dimissioni anche se il Parlamento non ha votato contro. Si chiamo buonsenso politico. Solo che qui ci siamo abiutati a non averlo più, e un po’ ci va bene.

Poi Berlusconi avrebbe dovuto dimettersi giusto per un altro paio di motivi, tipo aver insultato la Corte costituzionale e il Presidente della Repubblica. Ma stiamo zitti, tanto siamo abituati. Poi avrebbe dovuto dimettersi per le cose che ha detto a Rosi Bindi, ma anche qui zitti.

Certo: se si andasse a elezioni oggi la sinistra perderebbe, e allora come dice il buon Francesco Costa, non c’è opportunità politica. E allora lasciamo che il premier faccia il bello e il cattivo tempo, che tanto poi noi il consenso non lo recuperiamo facendo giuste battaglie politiche, ma andando a raccogliere mele.

Insomma la questione è che Berlusconi non dovrebbe essere lì,  ma mica possiamo iniziare a dirlo adesso, che se non lo abbiamo detto fino adesso ci sarà un motivo, no?

Secondo punto: possiamo dire che anche in assenza di dimissioni di Berlisconi sia stata una vittoria politica? Si, possiamo dirlo, perchè anche se cerca di spiegare che il tutto aveva un significato politico ed era questo: Berlusconi voleva vedere se riusciva a conquistare anche la Corte costituzionale, per portare oltre ogni limite il suo cesarismo. Non c’è riuscito ed è questo che gli rode: il suo processo andrà in prescrizione, e lui può star tranquillo. Ma significa che in questo Paese qualcosa ancora sfugge al suo controllo.

Insomma per recuperare un po’ di consenso, per far tornare la gente a votare, forse bisognerebbe cavalcare le vittorie e  riprendere a fare qualche battaglia, a partire dalla legalità. Non che il tema mi affascina, eh, ma è l’unico tema che gli oppositori di Berlusconi sono riusciti a imporre, grazie a di Pietro, e che oggi è sentimento comune di tutta la sinistra (tanto per dirne una vedi il successo del Fatto).

Ieri parlavo con un militante del PCI, uno di quelli che si sono iscritti nel 1943, per dire. Ricordando i tempi passati, lui, lui che è organico al PD di qualsiasi dirigente, in maniera molto colorita diceva che quelli che non erano in aula a votare contro lo scudo fiscale “andrebbero fucilati, perchè un operaio può sbagliare, ma tu che sei in Parlamento no.”

Non si preoccupi Francesco Cundari. Questo signore non fucilerà nessuno e continuerà a votarli per il resto dei suoi giorni. Ma forse qualche problemino c’è.


Indovina chi

febbraio 8, 2009

“Personalmente voterò per la libertà di vivere ma anche di poter morire (anche con preventivo testamento biologico).”

Walter? Crozza che imita Walter? No, questo capolavoro del cerchiobottismo è frutto di Antonio Di Pietro.


Il retroscena

dicembre 17, 2008

Andrea Martella, ministro ombra della giustizia delle infrastrutture, è una delle teste pensanti su cui punta Veltroni. Un giovane pieno di idee per la nuova politica. Ma la sua dota principale, dal Corriere di oggi, sembra l’intuito:

Ha l’aria di non essersi ancora convinto di come stanno le cose: “Devo rifletterci, ma l’altra sera, quando ho visto Di Pietro a Porta a porta, ho avuto l’impressione che il leader dell’Italia dei valori stia pensando di candidarsi alla premiership del centrosinistra alle prossime elezioni”.

Ma deve rifletterci. Con calma, Martella, con calma.


Un bagno di umiltà

dicembre 16, 2008

In Abruzzo il centrodestra ha stravinto. Il Pd ha perso 11 punti, arrivando a un misero 20%. Il presidente della Regione uscente, autorevole membro fondatore del Pd, è tuttora agli arresti domiciliari, e il segretario regionale dello stesso partito è stato arrestato ieri.

In questo contesto, l’unico commento che esce dalla bocca di un membro della direzione nazionale del Pd è:

Proporrei a questo punto una bella alleanza con Di Pietro alle Europee

Una volta tanto mi tocca citare Tonino, da pagina 3 di Repubblica:

Ma facciano un bagno di umiltà: se l’elettore vota un partito piuttosto che un altro, si devono interrogare su chi sono loro, se sono ancora specchio della società, se la rappresentano: Credo che questa sia la giusta impostazione. Se uno perde voti deve chiedersi perché li ha persi, non perché ha vinto l’altro.

Sante parole. Facili da dire, per uno che ha preso il 15% nella debacle generale, ma ineccepibili. Qui si sono scritte autocritiche impietose, dopo il tracollo delle sinistra alle politiche. Ci siamo scannati nei congressi tutta l’estate, per analizzare fino in fondo le ragioni di quella sconfitta.
Il partito a vocazione maggioritaria, invece, non batte ciglio. La colpa è dell’alleato che ha cannibalizzato il Pd.
Non dico che non ci sia un fondo di verità: è vero che Di Pietro ha eroso l’elettorato del Pd, come del resto la sinistra aveva fatto nel 2006, e che una mossa come quella delle politiche 2008 potrebbe funzionare di nuovo, facendo recuperare parte dei voti persi.
Ma che concezione dell’elettore c’è dietro a questa prospettiva? Che considerazione hanno i vertici del Pd di chi li vota? Si chiederanno mai perché l’unico modo che hanno per esercitare la propria vocazione maggioritaria è presentarsi come unica alternativa ricattando gli elettori con il voto utile, perché se viene data agli elettori la possibilità di votare utilmente qualcun altro, perdono sistematicamente valanghe di voti? Perfino Sd, un partito che per ammissione esplicita dei suoi stessi dirigenti non esiste, ha preso oltre il 2%, erodendo evidentemente voti al Pd.
In una gara onesta e plurale, il Pd prende il 20%, oggi. Luca Sofri propone di truccare la prossima con il voto utile, ma non è detto che funzioni. Chi dovrebbe votare un partito con una leadership nata sconfitta, un profilo politico inesistente, una dirigenza balcanizzata e un livello di corruzione (presunta, ma la quantità delle inchieste dirà pur qualcosa) nelle alte sfere che fa pensare all’ultimo Psi? Un partito che alle politiche era stato salvato dall’antiberlusconismo degli onesti, e che in queste elezioni, assente Berlusconi e assente pure l’onestà del centrosinistra, è stato sonoramente bocciato.
Facciano un bagno di umiltà non solo Veltroni e chi lo sostiene, ma anche i vari fighetti del giovanilismo elitario. I vostri elettori vi hanno scaricato per un contadino molisano che sbaglia i congiuntivi e vorrebbe mettere tutti in galera, perché lo ritengono più antiberlusconiano, onesto e radicale di voi. Se credete di riconquistarli con Facebook e il dialogo con Fini sulla giustizia, fate pure.
Poi siete liberissimi di non accorgervene e continuare così, chiaramente. Di Pietro contro Berlusconi, il sogno di ogni democratico.

Update: felice sintesi di Sandro Gilioli.