Tavolo sul mercato del lavoro, la cronaca

gennaio 23, 2012
  1. E’ iniziato da pochi minuti incontro tra governo-parti su lavoro e crescita. Per il Governo: Monti, Catricalà, Fornero, Martone e Passera.
  2. #Monti: ‘Servono buone soluzioni strutturali per il mercato del lavoro’.
  3. #Monti: ‘Spero che si riesca a non ridurre il messaggio che mandiamo sulla riforma del mercato del lavoro solo su #Art18’.
  4. Parla #Fornero: ‘Riforma ammortizzatori sociali è capitolo importantissimo ma dobbiamo badare ai conti e alle poche risorse’.
  5. #Fornero legge documento linee guida per riforma mercato lavoro composto da 5 capitoli.
  6. #Monti lascia tavolo e rassicura presenti che non si procederà per decreto ma avverte: tempi non possono essere lunghi.
  7. #Fornero detta i tempi: 3/4 settimane per chiudere il confronto.
  8. ‘Serve un contratto che evolve con l’età piuttosto che contratti nazionali specifici che evolvono per ogni età’, dice #Fornero.
  9. Al tipo di contratto individuato da #Fornero si arriverà alla fine del confronto (3/4 settimane), sostiene sempre il ministro.
  10. #Fornero ha appena terminato la lettura del documento, le linee guida per la riforma del mercato del lavoro diviso in 5 capitoli.
  11. ‘Una riforma ambiziosa ma non c’è alcuna pretesa di farla senza un largo consenso’. #Fornero chiude lettura documento su mercato lavoro.
  12. #Fornero illustra anche modalità confronto su mercato lavoro: gruppi di lavoro tematici informatici.
  13. Tutti i rappresentanti delle parti (8 in totale) al tavolo a palazzo Chigi sono intervenuti. Adesso tocca al ministro Profumo.
  14. E subito dopo Profumo interviene il ministro Passera.
  15. Chiude il tavolo di palazzo Chigi il ministro #Fornero. Il documento linee guida di riforma su mercato del lavoro non viene consegnato.
  16. E con l’intervento della #Fornero si conclde l’incontro tra governo e parti sociali a palazzo Chigi sul mercato del lavoro e la crescita.
  17. Scendiamo in sala stampa. Sentiamo cosa dice Susanna #Camusso.
  18. ‘Entro una settimana nuovo incontro’, assicura #Fornero che non consegna documento: ci lavorerà ancora tenendo conto delle proposte di oggi.
  19. #Camusso: “No a scelte unilaterali su materie lavoro”.
  20. #Camusso: “Augurio è che sia stata giornata utile perché sia chiaro a governo che mercato lavoro è complesso”.
  21. #Camusso: “Nuove regole mercato lavoro non determinano nuova occupazione e crescita”.
  22. #Camusso: “Dialogo da accompagnare con confronto su produttività e con iniziative per creare occupazione”.
  23. #Camusso: “Oggi riunione propedeutica per avviare confronto. Se dovessimo fare noi il titolo diremmo che ‘si è aperto il confronto'”.
  24. #Camusso: “Proposte #Fornero? Nessuna condivisione. Per noi si parte da agenda tavoli e non da contenuti già predeterminati”.
  25. Titoli agenda di lavoro: tipologie contrattuali, apprendistato e formazione (…)
  26. (…) Titoli agenda di lavoro: flessibilità come organizzazione della produttività, ammortizzatori sociali e servizi all’impiego.
  27. #Camusso: “Non si può superare la cassa integrazione straordinaria, tutte le parti al tavolo hanno detto che questa cosa non è fattibile”.
  28. #Camusso: “Ribadito a governo che pensioni è tema ancora aperto. Effetti riforma creano tensioni su mercato lavoro”.

Della pavidità

settembre 22, 2011

Fra tutte le stranezze che emergono dalla raccolta firme contro il Porcellum, ce n’è una che conquista facilmente il primo posto. E più che stranezza, andrebbe chiamata col suo vero nome: ammissione di pavidità. Si tratta della partecipazione di SEL, ostentata più volte da Vendola, alla raccolta firme per l’abrogazione della attuale legge elettorale. Qui è stato spiegato il perchè questo referendum possa essere considerato una truffa. Il fatto che un partito come SEL, per sua natura filoproporzionale, si schieri in favore del ritorno al Mattarellum, risuona a chi perde tempo con queste cose quantomai strano.

In realtà il discorso è semplice. SEL è un partito che nella sua breve storia, a livello nazionale, vale il 3,1%. Questo, volenti o nolenti è l’unico dato oggettivo. A questo punto si capisce come a Vendola risulti più facile andare a trattare, in un sistema maggioritario, i posti che gli spetterebbero secondo i sondaggi attuali. Vale a dire fra il 6 e l’8%. Addiriuttura 9, se fosse particolarmente bravo a trattare. Il che vorrebbe dire, in caso di probabile vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni, circa un centinaio di parlamentari garantiti a tavolino. Insomma, benchè SEL potrebbe puntare a sfondare il 10%, visto anche un PD così debole, preferisce  ottenere il massimo del risultato con il minimo sforzo grazie al Mattarellum. Se poi il referendum non venisse accettato, o non passasse, SEL farebbe comunque la figura di quelli che hanno provato a cancellare la legge porcata, mantenendo i privilegi che il proporzionale concede ai piccoli partiti.

Tutto chiaro, no?


L’iperPorcellum degli antiPorcellum

settembre 4, 2011

L’opinione pubblica, si sa, è strana. Volatile, artificiosa, tutt’altro che razionale. Da qualche anno, per esempio, va di moda stracciarsi le vesti contro l’attuale legge elettorale (il cosiddetto Porcellum) perché non prevede il voto di preferenza e quindi permette agli elettori di scegliere tra diversi partiti ma non tra diverse persone all’interno dello stesso partito, perché le liste sono bloccate.

Quando sento qualcuno lamentarsi del fatto che “ci hanno tolto la preferenza”, faccio sempre una domanda: “Quando è successo?”
Tutti mi rispondono: “Nel 2006, con il Porcellum”, e cadono dalle nuvole quando ribatto: “No, guarda che le preferenze in Italia sono state abolite nel 1993”. Lo stupore si tramuta presto in indignazione: “Ma no, non è vero, è il Porcellum, mi stai prendendo in giro”. Leggi il seguito di questo post »


Le false notizie

settembre 2, 2011

Da che mondo è mondo un giornale dovrebbe pubblicare le notizie. Ieri ho avuto un dubbio: Repubblica, uno dei più importanti quotidiani italiani, titolava nella versione online: “Carcere per chi evade sopra i 3 milioni”. Mi son detto che se questo veniva riportato come una notizia, era dunque una novità.

È da ieri che continuo a chiedermi dove finiva prima chi evadeva milioni di euro: al bar, al parco, al mare?


Comunque

giugno 27, 2011

Comunque io sono davvero convinto che il vincitore delle amministrative sia stato Bersani. No?


Dei nodi che vengono al pettine

giugno 20, 2011

Per anni si è incensata la Lega della sua capacità di stare vicino al popolo, ma anche di governare. Ebbene, dopo anni anche queta bolla è esplosa. Forse si può fare il partito di lotta e di governo, non lo so, ma certo la corda va tirata fino a un certo punto.

L’immagine di ieri a Pontida, con il popolo che grida secessione e i notabili leghisti sul palco che un po’ danno la colpa all’enel, un po’ alle quote latte, mentre il sindaco di Monza se la ride mostrando la targa del nuovo ministero, segna davvero la fine di un’epoca. Qualsiasi cosa farà la Lega perderà voti. Perderà voti se continuerà a seguire Berlusconi, perchè verrà abbandonata dai duri e puri. Perderà voti se farà cadere il governo, perchè verrà abbandonata da quello che non è lo zoccolo duro e che vedeva nella Lega una speranza di efficienza in più.

Forse l’unica salvezza può essere la buona amministrazione di molti piccoli comuni. Ma a queto punto, con i vertici nazionali da anni ebbri di potere romano è difficile che non si trasformeranno in tante piccole liste civiche.


L’acqua, il referendum e i pifferi di montagna

giugno 10, 2011

Da qualche giorno volevo intervenire per sottolineare le storture di cui è piena la guida ai referendum di Francesco Costa per Il Post, in particolare per quanto riguarda l’acqua.

Oggi l’ha fatto meglio di me Luca Martinelli di Altreconomia, e il suo botta e risposta con Costa è illuminante. In particolare lo è, paradossalmente, la risposta di Costa, quando scrive:

A fronte dell’abolizione completa della remunerazione del capitale investito e quindi della “impossibilità di trarne profitto”, come dicono i comitati per il Sì, sarebbe proibitivo trovare investitori privati, a meno che questi non siano interessati a fare beneficenza.

Questo è il miglior argomento contro la privatizzazione: se, infatti, l’unico margine di profitto che hanno i privati è l’aumento delle tariffe, allora non è assolutamente vero che, come sostengono i fautori della privatizzazione, la gestione privata è più efficiente di quella pubblica. Se infatti la gestione privata fosse più efficiente, allora il margine di profitto, a parita di tariffe, si ricaverebbe sui risparmi dovuti a quella maggiore efficienza.
Invece si dice chiaro e tondo che i privati, per guadagnarci, hanno bisogno di aumentare le tariffe. E a quel punto non si capisce perché non si possa lasciare la gestione al pubblico, che di margini di profitto, per definizione, non ha bisogno.


Nucleare, che succede?

aprile 20, 2011

Il colpo di scena di ieri, col governo che dichiara la rinuncia al ritorno all’atomo, ha veramente del clamoroso.

Ma cosa sta succedendo veramente? Il governo ha presentato un emendamento al decreto omnibus, dove di fatto abroga tutti gli articoli del decreto sviluppo che sarebbero invece stati abrogati dal referendum. L’emendamento deve però passare prima al Senato (oggi) e poi alla Camera. Accaduto questo la Cassazione deve esprimersi sulla validità, cambiate le carte in tavola, del referendum. Si tratta quindi di un annuncio a parole, che deve essere confermato da fatti, per ora.

Ma quali sono le valutazioni da fare?

E’ plausibile che il referendum non si farà. Una mossa così azzardata rende difficili ulteriori passi indietro, quantomeno in Parlamento. Sarà da vedere cosa deciderà la Cassazione, dato che questo emendamento non esclude un ritorno del nucleare in Italia nel futuro (lascia una mezza porta aperta, che invece il referendum avrebbe chiuso).

Se però dovessi scommettere oggi, scommetterei che il referendum non si farà.

Ma perchè il governo ha preso questa decisione? Sicuramente influiscono vari fattori. Il primo, quello del rischio di raggiungere il quorum: si tratterebbe di una delle più grandi sconfitte del governo Berlusconi, perchè perderebbe su giustizia, la principale ossessione del premier, e su tematiche ambientali che e per un governo negazionista sarebbe un duro colpo. Certo il fatto che il singolo interesse di Berlusconi di evitare i processi abbia smontato gli interessi pazzeschi che stanno dietro al nucleare fa pensare; c’è da considerare però un’altra cosa: probabilmente il nucleare in Italia si sarebbe risolto in appalti e studi, senza che mai le centrali vedessero davvero la luce. Poichè l’emendamento del governo parla di studi (“ulteriori evidenze scientifiche”) per verificare la fattibilità del nucleare in Italia possiamo pensare che qualche interesse verrà comunque mantenuto. Altri interessi salteranno, è probabile. E potrebbero essere quelli della Francia, a cui il governo forse vuol far pagare un prezzo per i litigi su profughi tunisini e guerra in Libia.

Sta di fatto che la retromarica del governo è un’ammissione di debolezza. Ora però non bisogna tirare i remi in barca, perchè l’attacco alle energie rinnovabili è ancora in atto e perchè il 12 giugno si dovrà comunque andare a votare 3 si.


Voglia di vincere

aprile 5, 2011

È risaputa la scarsa considerazione che, per quanto mi sia simpatico, nutro per Giuseppe Civati e per i suoi (molto peggio di lui) sodali.

Però da qualche giorno il nostro sta ripetendo con una certa insistenza una cosa interessante e importante. Dice Civati che

Giuliano Pisapia, dicono i sondaggi, può vincere le elezioni e, tra due mesi esatti, potrebbe essere sindaco di Milano. Non tutti i milanesi, nemmeno quelli di centrosinistra, sembrano esserne del tutto consapevoli, ma le cose stanno così. Moratti è in difficoltà, il Terzo Polo (Palmeri) e il Quarto (Grillo) condurranno i due principali candidati al ballottaggio.

Oggi l’ha scritto perfino Europa. Non la Pravda:

Se tutto questo è vero non si comprende la strana freddezza con cui il Pd guarda alle prossime amministrative sotto la Madonnina. Un misto di diffidenza e scetticismo che fa a pugni con i sondaggi di quasi tutti gli istituti di ricerca che, per la prima volta da molti anni, dicono che il miracolo a Milano è possibile, che Giuliano Pisapia può farcela. Naturalmente è giusto essere prudenti sui sondaggi. Una percentuale assai alta di indecisi autorizza qualsiasi previsione.
Però anche l’idea del premier di presentarsi capolista alle comunali conferma che i sondaggi che ha in mano lui sono gli stessi che conosciamo tutti, che il candidato del Terzo polo può rubare molti voti al sindaco uscente, che la Lega è un alleato insidioso, che è molto difficile trascinare al ballottaggio un elettorato deluso o indifferente. […] Però lo squilibrio delle risorse in campo con la Moratti è evidente e devastante, e forse qualche sforzo in più (di soldi, di mobilitazione, di passaparola, ma soprattutto di soldi) si potrebbe fare.
[…] In termini di peso specifico la vittoria sotto la Madonnina conta molto di più di mille mobilitazioni di piazza, di convention, girotondi, fiaccolate, raccolte di firme. Speriamo che il Pd se ne accorga.

Al di là di tutte le considerazioni simboliche sulla capitale economica ecc. ecc., di cui non mi interessa assolutamente nulla, chiunque conosca un minimo come funziona la Lega, provi a immaginare la reazione di Umberto Bossi alla sconfitta di un candidato berlusconianissimo come la Moratti, con Berlusconi in lista, nella capitale del berlusconismo.

Personalmente, mi immagino qualcosa di molto simile a questo:

Il potere della Lega, da ormai una quindicina d’anni, sta nelle amministrazioni locali, nel consolidamento di un blocco sociale, politico ed economico in alcune specifiche aree del nord. Se la Lega perdesse Milano, in un momento in cui ha il vento in poppa ed è frenata solo dal nodo scorsoio che la lega a Berlusconi, quanto ci metterebbe a liberarsi? Il federalismo è stato approvato: ciao ciao governo, ciao ciao Silvio, si va alle elezioni.

Ecco, al di là di ogni considerazione politico-programmatica (personalmente in questo momento non credo che un’eventuale nuova stagione di centrosinistra al governo farebbe faville), da un punto di vista puramente strategico, se io fossi un dirigente del centrosinistra, in questo momento, metterei tutti le forze e i soldi che ho su Milano, e proverei a portarla a casa. Se volessi veramente far cadere Berlusconi.
Dato che ciò non succede, e che Pisapia sembra far campagna da solo e senza un euro, ci sono tre possibilità, su cui interrogo i lettori di Malingut:

  1. sono uno scemo e ho scritto una serie di puttanate enormi;
  2. i dirigenti del Pd sono cretini;
  3. i dirigenti del Pd non vogliono far cadere Berlusconi.

Via alle telefonate…


Quello che Christian Rocca non dice

aprile 3, 2011

Il nostro amatissimo Christian Rocca scrive:

Il rapporto Goldstone delle Nazioni Unite aveva stabilito che nella guerra di Gaza del 2008-2009 sia Hamas sia Israele avevano commesso crimini di guerra, avevano cioè entrambi ucciso intenzionalmente civili della parte avversa. Non era vero. O, meglio, è vero che Hamas abbia commesso quei crimini, che abbia ucciso intenzionalmente i civili israeliani. Non è vero, invece, che anche Israele abbia commesso quei crimini. Chi lo dice? Be’, lo stesso giudice Richard Goldstone in un articolo pubblicato dal Washington Post. Si era sbagliato.

Wow. Il giudice Onu che accusava Israele di crimini di guerra si smentisce. “Non è vero” dice Rocca “che Israele abbia commesso quei crimini”. E a dirlo è lo stesso Goldstone, secondo Rocca.

Poi uno va a leggere l’articolo di Goldstone sul Washington Post, e cosa trova? Tante cose, ma non l’affermazione di Rocca. Goldstone non dice mai che Israele non abbia commesso quei crimini. Ma proprio mai.

Cosa dice Goldstone?
Goldstone dice che Israele non ha collaborato in nessun modo con l’inchiesta Onu. Che Israele ha deciso di condurre proprie inchieste. Che queste inchieste sono troppo lente e che non sono pubbliche. Che spera che, se qualche ufficiale israeliano dovesse essere riconosciuto colpevole, sia punito adeguatamente.

Da cosa deduce quindi Rocca la sua incredibile affermazione?
Dal fatto che, dice Goldstone, l’inchiesta militare israeliana, condotta privatamente e senza collaborare con l’Onu, pur riconoscendo l’effettiva esistenza di vicende riguardanti singoli ufficiali, non ha trovato prove del fatto che ci fosse una politica ufficiale che ordinasse esplicitamente di mirare ai civili.

Giuro. Ciò da cui Israele è assolto è non aver messo per iscritto un decreto ministeriale con scritto: “Sterminate i palestinesi”. Incredibile.

Ovviamente ciò non vuole assolutamente dire la puttanata scritta da Rocca, cioè che l’esercito israeliano non sia stato coinvolto in crimini di guerra. È la stessa Israele che, pur senza la minima trasparenza, sta tuttora indagando i propri ufficiali.

A onor di cronaca, ricordo, citando il Post, che in quei 3 mesi morirono circa 1400 palestinesi e 13 israeliani. Ma le proporzioni, da quelle parti, sono perse da tempo, come ho già avuto modo di scrivere.